Google sotto processo: quali mosse aspettarsi dal colosso?

Google sotto processo: quali mosse aspettarsi dal colosso?
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Il palcoscenico è pronto per il primo grande processo dell’era digitale e questa volta il protagonista indiscusso è il colosso del tech, Google. Il governo degli Stati Uniti ha alzato la bandiera dell’accusa, accusando il gigante della Silicon Valley di violare sistematicamente le norme antimonopolio. L’ultima volta che un evento simile si verificò fu nel lontano 1998, all’alba dell’era internet e, non a caso, l’anno della fondazione di Google. In quell’occasione, fu Microsoft a trovarsi nel mirino, con l’accusa di abuso di posizione dominante per aver imposto il suo browser, Explorer, come software di navigazione web predefinito su Windows, il suo sistema operativo. Una mossa che spazzò via il concorrente Navigator di Netscape, fino ad allora leader del mercato, grazie anche a accordi con AOL e Yahoo! per promuovere Explorer.

Un processo colossale

Il palcoscenico dell’aula giudiziaria sarà teatro di un processo mastodontico, che si prevede durerà almeno dieci settimane. In quasi tre anni di inchieste preliminari, le parti coinvolte hanno prodotto un’ingente quantità di documenti, pari a 5 milioni di pagine, e hanno messo in campo circa 150 testimoni. Le prime settimane saranno dedicate all’accusa, mentre la difesa avrà il suo momento successivamente. Si tratta di un procedimento complesso, dove si discuterà inizialmente delle responsabilità di Google, e solo se la sua colpevolezza verrà dimostrata, si valuteranno le possibili sanzioni per un gigante tecnologico.

Questo processo, indipendentemente dall’esito delle sanzioni, segna un’epoca. Dopo un vuoto normativo durato decenni, questa battaglia legale stabilirà se le aziende digitali, finora scivolate tra le maglie della regolamentazione, possano essere ritenute responsabili per aver sfruttato illegalmente la loro posizione dominante sul mercato. Inoltre, ciò solleverà un interrogativo cruciale: lo Sherman Act, una legge antitrust risalente al 1890, originariamente pensata per regolare monopoli nell’industria dell’acciaio, dello zucchero e delle ferrovie, può ancora funzionare nell’era dell’economia digitale?

L’accusa a Google: Il colosso del tech sotto il fuoco incrociato!

Google si trova ad affrontare pesanti accuse avanzate dal governo federale e da ben 35 Stati dell’Unione, mentre dall’altra parte dell’Atlantico, l’Unione Europea da tempo denuncia e sanziona il gigante. La pietra angolare dell’accusa è sorprendentemente simile a quella del caso Microsoft che risale a un quarto di secolo fa: il motore di ricerca di Google avrebbe conquistato un monopolio schiacciante, detenendo circa il 90% del mercato. Questa supremazia non è stata raggiunta solamente grazie alla potenza e alla versatilità del motore di ricerca, ma anche attraverso manovre discutibili.

Google ha chiuso fuori i concorrenti, in particolare Bing di Microsoft e DuckDuckGo, versando ingenti somme di denaro, stimate in 45 miliardi di dollari all’anno secondo le stime più recenti, ad aziende come Apple, Samsung, LG e Motorola, affinché inserissero per impostazione predefinita il suo motore di ricerca nei loro smartphone. Lo stesso ha fatto con i giganti delle telecomunicazioni statunitensi come AT&T, Verizon e T-Mobile, e con i browser come Mozilla e Opera. L’obiettivo era ottenere una posizione di “corsia preferenziale” per il suo motore di ricerca, limitando di fatto la concorrenza.

Come andrà a finire?

La questione ora è: come punire Google, se verrà giudicata colpevole? È estremamente improbabile che si arrivi a una divisione forzata dell’azienda, come accadde più di quarant’anni fa con la monopolista AT&T, che fu divisa in sette società. Tuttavia, Google potrebbe perdere il suo accordo con Apple o essere esclusa dalle aste per ottenere la posizione di motore di ricerca predefinito su vari sistemi. Eppure, alcuni osservatori fanno notare che, con l’accelerazione tecnologica innescata